lunedì 1 giugno 2009

Privacy

Che strano sentire invocare il diritto alla privacy da chi ha costruito la sua vita pubblica, e relativo successo politico, nella commistione tra i due ambiti, ha fatto campagne aprendo le porte delle ville di casa, è (ed ha) abituato a scambiare i palazzi del potere per dependance personali e al contrario le ville private come residenze istituzionali.
Che strano non voler vedere che il diritto alla privacy è legittimo, ma assume contorni, contenuti e modalità diversi a seconda che si parli di un semplice privato cittadino tra milioni o il rappresentante ufficiale di un Paese e sua prima guida politica.
E infine, che strano, scorretto e volgare sentire rivendicare il diritto alla privacy, in toni anche piuttosto secchi e alterati ("sono tutti affari suoi"), da quelli stessi che solo qualche mese fa, a proposito del caso Englaro, si sono messi in quattro per sostituire una sentenza definitiva della magistratura con i propri convincimenti religiosi e hanno fatto di tutto per imporre la propria coscienza (reputata più retta e morale) alla volontà disperata di un padre sofferente.
Come se certe frequentazioni di un Primo Ministro o le sue feste in villa fossero più sacrosantamente private del momento intimo ed estremo con cui si conclude una vita umana.
Costanza Alpina

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