giovedì 29 luglio 2010

orgoglio e crisalide


In queste ore in cui si sta consumando la spaccatura tra Fini e Berlusconi, e forse del loro comune partito, mi vengono spesso in mente le parole pronunciate da Berlusconi al termine del discorso tenuto da Fini al congresso di fondazione del PdL, nel marzo 2009. Abbracciandolo il Cavaliere aveva detto: "Gianfranco, io sono orgoglioso".


Un discorso impegnativo, quello, in cui però, a ben vedere, c'era già tutto. C'era la volontà di Fini di riconoscersi nel nuovo progetto politico, ma anche l'intenzione di svolgere una funzione critica. Per farlo crescere, per alimentare il dibattito e lo scambio di idee, per evitare che diventasse un partito monovoce. La sua era l'immagine della crisalide che va fatta crescere e maturare. 
In questo anno Fini non ha fatto che mantenere la promessa. Non sono sicura che i tempi e i modi scelti per esprimere il suo dissenso siano sempre stati giusti. L'intento e lo spirito, però, credo di sì.
E qual è stata la reazione? Dall'orgoglioso Berlusconi è passato all'infastidito, allo spazientito, al platealmente infuriato. Perché non ama essere contraddetto. Perché è abituato ad avere sempre ragione. Perché si considera il vero padre fondatore del suo partito. Perché non è un politico. Perché chi è abituato a comandare a parole apprezza la critica ma non le parole di critica rivolte contro il proprio operato. 
"Ora è tardi", dice, e vuole andare avanti per la sua strada.
Ma Gianfranco, che l'ha accompagnato nel cammino di questi anni, non doveva saperlo? Silvio è orgoglioso, appunto, e il suo orgoglio viene prima di tutto.
Soprattutto perché per onorare la promessa fatta 16 anni fa di riformare finalmente l'Italia, bisogna liberarsi degli impicci che "non lo lasciano governare". 
La crisalide può aspettare. Le riforme anche. L'orgoglio, quello no.
Costanza Alpina

giovedì 22 luglio 2010

Venditrice di fumo

E' andata a raccontare a mezzo mondo che grazie a lei e alle sue leggi gli stupratori e i sospetti tali andranno diritti in carcere, senza attenutanti e temporeggiamenti, senza "se" e senza "ma"... Poi è arrivata la Consulta e ha sentenziato che non è possibile decidere il carcere a tavolino per i sospettati: perché uno ha la tutela del dubbio finché non è riconosciuto colpevole in via definitiva; perché un reato sessuale, per quanto odioso, non è un reato di mafia; perché al giudice deve essere riconosciuta la facoltà di individuare, di volta in volta e a seconda dei casi individuali, misure alternative; perché una cosa è la misura cautelare e altra cosa è la pena ...
Insomma, Mara Carfagna è stata fregata e i suoi provvedimenti hanno ricevuto un duro colpo.
Poi certo, la discussione e revisione dei regolamenti fa parte della dialettica democratica, e anche le ragioni della Consulta, se necessario, vanno fatte rientrare in questa dialettica. Però a ben vedere la Consulta si appella a quei principi che la maggioranza di cui la Carfagna si onora di far parte difende come prioritari in altri ambiti e in altri contesti. Il caso intercettazioni ad esempio, dove si afferma il diritto alla privacy come assoluto (meno assoluta è la libertà di stampa, Berlusconi dixit), o in merito al rapporto con stampa e magistratura. L'antifona è sempre la stessa: occorre salvaguardare i diritti degli indagati, sospettati e via dicendo fino al giudizio definitivo. 
Un criminale sessuale è schifoso. Ma in uno stato di diritto deve avere anche lui le sue garanzie. La Ministra dovrebbe saperlo, e prima di fare proclami  dovrebbe accertarsi che le sue leggi siano davvero applicabili, o almeno avviare gli iter necessari perché lo diventino.
Altrimenti è anche lei una venditrice di fumo e false promesse a chi a già subito un torto irreparabile.
Costanza Alpina

venerdì 16 luglio 2010

Gli odori del treno estivo

L'offerta è interessante, non si può rifiutare.
Quindi si viaggia con il treno notte. 
Luglio 2010. Tratto Bologna-Monaco di Baviera.
Tutto qui niente di speciale. Un normale viaggio sulle rotaie dell'Europa.
Solo che il treno delle Ferrovie dello Stato è stato preso d'assalto dai giapponesi. Ce n'è un vagone pieno, e tutti parlano la stessa lingua incomprensibile, ti guardano con le stesse facce tra l'ironico e l'imbambolato. E vabbé. 
Arrivo al mio scompartimento ed è pieno, naturalmente, di giapponesi dai capelli scuri e occhiali spessi. Tranne un posto, quello dirimpetto al mio.
Il vecchietto che lo occupa (scopro poi che arriva da Reggio Calabria, e viaggia 24 ore di filato) è addormentato e per star più comodo ha adagiato, pover'uomo, le sue calze color caffellatte sul mio sedile. Sono costretta a svegliarlo, lui ritira i piedi. Rimane solo l'odore.
Poi il viaggio, con 25 minuti di ritardo, ha inizio.
I sedili ti avvolgono con il loro rivestimento peloso. Le gambe non si possono stendere perché incontrano le ginocchia del vicino.
Gli odori si confondono: il sudore dell'estate, le calze del vecchietto, gli infradito dei giapponesi. 
L'aria condizionata manca, quindi si deve tenere il finestrino giù. Il rumore di ferraglia delle rotaie penetra con prepotenza nello scompartimento, e con esso l'odore di letame della campagna. 
Il viaggio è ancora lungo. Bisogna aspettare di arrivare sulle Alpi per trovare un po' di pace e un po' di aria fresca.
Ma gli odori in gran parte restano.
Ogni tanto mi sveglio dall'assopimento temporaneo in cui sono cascata, e nella penombra della luna mi chiedo: ma è un treno europeo del 2010 o un carro per il trasposto merci e bestiame degli anni Cinquanta?
Costanza Alpina

martedì 6 luglio 2010

versatilità

Non c'è dubbio che rispetto alle presunte ballerine brasiliane che hanno allietato la festa del Premier, lei non si nota, o quasi. E se si nota, non sfigura. Carina, bionda, composta. Le foto che hanno fatto il giro del mondo la ritraggono in un castigato completino bianco, e dal sorriso un po' tirato si capisce anche una leggera emozione. Giustificata. Essere al seguito del premier a un consesso internazionale con i grandi del mondo....

Lei, attiva nei comitati elettorali della Polverini, aveva chiesto a lui di fare un'esperienza internazionale. Voilà, subito accontentata. Perché ha i titoli, spiega. E di fronte al clamore mediatico della sua comparsa, lei dignitosamente ma con un velo di irritazione, fa notare che altro che velina! Lei parla tre lingue.
Ma che strana coincidenza. La Carfagna, che ha fatto scuola, spesso, quando le si ricordava il passato, faceva notare che altro che soubrette! Lei sa suonare il pianoforte. Quando si dice, la versatilità...
Costanza Alpina