venerdì 29 aprile 2011

The Royal Wedding


Il gran giorno è arrivato. E non ci vergogniamo a dire che lo seguiremo anche noi. Anche noi, in pigiama e tisana alla mano causa fuso orario, saremo davanti al televisore a vedere il biondo principe William dire il suo sì a Kate Middleton, prima non nobile da 500 anni a questa parte a convolare a nozze con l'erede al trono della più famosa monarchia del mondo.
L'evento non è solo storico. E' simbolico, ed è tremendamente moderno.

Questa giovane coppia è riuscita in poco tempo a scaldare di nuovo i cuori dei sudditi di Sua Maestà per un'istituzione che, a livello di immagine e percezione, non godeva di ottima salute, causa scandali, crisi economica, rumors e inadeguatezze. Ma la febbre reale si fa sentire non solo nel Regno Unito. Perfino nel democraticissimo Canada il "matrimonio del secolo" sta risvegliando sentimenti di ammirazione e orgoglio per la "loro" monarchia transoceanica; e non tra i vecchietti, ma tra gli studenti che affollano le aule universitarie d'ultima generazione.
I due neanche trentenni fidanzatini sono diventati un fenomeno globale.

Ma perché mai? perché da settimane non si fa che parlare d'altro e tutte le notizie legate al "Royal Wedding" sono tra le più cliccate del web?


William e Kate incarnano il sogno che si avvera, la favola che diventa realtà. Sono belli, eleganti, sorridenti, ricchi, complici e innamorati. A differenza di molti altri matrimoni reali, i loro gesti, il loro presentarsi in pubblico suscitano la percezione che questa volta le ragioni di Stato si siano conciliate con le ragioni del cuore. Il figlio della principessa triste ha trovato la sua "altra metà del cielo", ha potuto incontrare e scegliere la donna con cui condividere il suo fardello e la sua fortuna. E lei, una ragazza discendente da minatori, non un filo di sangue blu, è moderna, sicura, spigliata, elegante: guarda il suo principe e sembra che voglia proteggerlo, per fargli gustare le gioie più semplici e più vere, quelle dei sentimenti.

William e Kate danno l'illusione di essere persone normali baciate dalla fortuna e dal successo, felici per nascita e per destino. Non è dato sapere se è per natura o per educazione e preparazione, fatto sta che li vedi sfilare davanti alle telecamere senza timidezze, lui attento e premuroso, lei discreta e sorridente, e pensi che sono fatti per essere sovrani, e al contempo per stare insieme. Non sono un miracolo?


Certamente sono un miracolo di comunicazione.

Tutta l'eccitazione che l'evento sta provocando in ogni parte del globo è la migliore conferma che le persone hanno un inespresso e travolgente bisogno di sogni. Hanno bisogno di illudersi e di credere, almeno ogni tanto, che uscire dall'ordinarietà quotidiana è possibile, e che anche le favole possono essere reali, da qualche parte nel mondo, a qualche rintocco di orologio. Forse anche di credere che c'è un sogno per ciascuno, chissà.
William e Kate mostrano in modo prepotente e al contempo fascinoso quale grande potere ha la bellezza nell'immaginario collettivo: ciò che è bello attrae, seduce, conquista, emoziona, suscita rispetto e simpatia, ammirazione e curiosità. Quando qualcosa è naturalmente bello ed elegante, si è più disposto a prenderlo sul serio, a fidarsi, a lasciarsi conquistare dal suo incanto.
E poco importa che sia un mito, una finzione, un cerimoniale.
I futuri sposi appaiono, e quindi sono: belli e felici.

Domani la "commoner" sposerà il suo principe e per un momento il mondo all'unisono si commuoverà, pensando che forse davvero la magia può essere a portata di mano.
(Un vero colpo di fortuna per la regina d'Inghilterra Elisabetta II, incarnazione vivente di ogni regale accortezza e diplomazia)
Costanza Alpina

lunedì 11 aprile 2011

Vergognosa (ir)responsabilità di Germania

Così riporta il Corriere della Sera di ieri riguardo ai flussi migratoria provenienti dal Nord Africa e la politica EU:


«L'ITALIA NON SCARICHI AD ALTRI IL SUO PROBLEMA» - Rincara la dose Joachim Herrmann, ministro dell'Interno dello stato tedesco della Baviera. Ha stroncato l'Italia sulla nuova politica di emettere visti per i migranti provenienti dal Nordafrica e minaccia di ripristinare i controlli ai confini per tenerli a distanza. Parlando all'edizione domenicale del quotidiano Welt, Herrmann ha detto che l'Italia «deve affrontare da sola il suo problema dell'immigrazione e non scaricarlo sugli altri Paesi dell'Unione europea». 




Ora, non so se queste parole siano vere o se saranno smentite, secondo una prassi ormai in voga tra i politici di mezzo mondo, per cui dichiarazioni rilasciate vengono sempre interpretate male.
Se però non saranno smentite e se corrispondono a verità, inducono a una sola reazione: vergogna. Perché sono l'espressione di una inaudita arroganza e di una altrettanta inaudita ottusità. E questo solo perchè i confini del libero Stato di Baviera, come quelli di tutti gli altri Länder altrettanto liberi, sono saldamente circondati da montagne e non corrono il rischio di avvistare barconi o traghetti che ne insediano la sovranità. Per questo c'è già l'Italia, e le sue coste affacciate sul mare.


Dire che l'Italia deve affrontare da sola il problema dell'immigrazione significa che la Germania non vuole interessarsi ai problemi dell'Europa perchè non le conviene, perchè è più comodo, perchè è impopolare farlo. Ma allora i tedeschi la smettano di voler anche fare i padri morali dell'Europa all'insegna del sempre politically correct. Con il loro atteggiamenti di questi giorni si rendono infatti passibili degli stessi sospetti e delle stesse accuse che loro erano i primi a rivolgere agli italiani la scorsa estate: ossia di essere insensibili ai diritti umanitari perchè (si diceva) negavano i soccorso ai barconi stracolmi di gente assetata provenienti dal mare




Che l'Italia sia in clamoroso ritardo nel dotarsi di una politica dell'immigrazione è chiaro. Ma questo non smuove di una virgola i termini dell'attuale problema: ossia che ci troviamo di fronte a una emergenza umanitaria derivante da una instabilità politica diffusa in una zona del mondo con cui l'Europa, bene o male, deve fare i conti. Se la Germania vuole illudersi o fare finta che questo non la riguarda, si deve prendere la sua parte di vergognosa (ir)responsabilità.


Costanza Alpina