giovedì 1 aprile 2010

I nuovi crociati senza croce

Chi ha detto che erano arrivati i Lanzichenecchi si era sbagliato. E' il tempo dei nuovi crociati. 
Non più con le giubbe bianche e una croce d'oro o rossa cucita sul petto. Ora i loro colori sono il verde e l'azzurro. Ma la loro furia non è minore a chi si sente in possesso della vera verità.


Non hanno ancora fatto in tempo a sedersi sulla poltrona appena conquistata che i nuovi governatori si sono affrettati a saldare il conto con Santa Madre Chiesa. Hanno iniziato i leghisti Cota e Zaia, seguiti a ruota da Polverini e Caldoro: faranno di tutto per impedire l'utilizzo della pillola RU486, chiamata anche pillola abortiva perché consente l'aborto senza intervento chirurgico. I loro predecessori erano favorevoli? non sono stati riconfermati, e quindi si cambia strada. Il farmaco è utilizzato in mezzo mondo e ha ottenuto il parere favorevole dell'Agenzia nazionale del farmaco? Chissenefrega, è la nuova formula del federalismo leghista. E' iniziata la riscossa popolare, si inauguri l'era dell'autodeterminazione delle regioni. Loro sono per la vita a ogni costo. A costo anche di renderla un inferno agli altri. 
La filiera ideologica del potere è venuta alla luce proprio oggi, tutta d'un colpo. Hanno iniziato i governatori, i vescovi hanno espresso il loro plauso, Gasparri ha messo a tacere il presidente dell'Aifa (che ricordava l'obbligo di erogare la pillola) accusandolo di inadeguatezza e scarsa professionalità e minacciando la sua cacciata, il Papa nell'omelia del giovedì santo ha taciuto sull'abominio della pedofilia delle tonache ma non ha dimenticato di ribadire la contrarietà all'aborto. E non solo: ha invitato i cattolici a "disobbedire alle leggi" che arrecano ingiustizia e uccidono bambini innocenti.
Sì, perché la coscienza del cattolico è così infallibile che si arroga il diritto di sovrapporsi non solo alla coscienza altrui, ma anche alla legge dello Stato. 
Il capo del più gerarchico degli ordini sparge semi di anarchia a piene mani e legittima l'arbitrio indottrinato di chiunque si senta in possesso delle "pillole" di giustizia. E quali sono i risultati lo si vede subito, dal caso ad esempio della farmacia del centro di Roma che si rifiuta di vendere preservativi in nome dei valori cattolici.
L'appello alla coscienza legittima ciascuno a farsi legge e giustizia da sé. E così, in nome della "vita", si manda a morte lo Stato di diritto.
I disobbedienti, gli obiettori si considerano i nuovi martiri e ora, grazie ai nuovi governatori, faranno la voce sempre più grossa. Ma come sempre accade, ogni fanatismo teocratico ha la memoria corta perché dimentica che i testimoni credibili di un messaggio, più o meno trascendente, sono coloro che pagano di persona sottoponendosi a un sacrificio, una rinuncia, una condanna.
I nuovi crociati invece non portano alcuna croce: dicono solo no. Poi vanno a lavarsi le mani nell'acquasantiera, lasciando dietro di sé una scia di incomprensioni, rabbia e dolori.
Costanza Alpina   

L'Agnese a-mara

Maria Luisa Agnese è abituata a scrivere di novelle gossipare. Forse era meglio che continuasse lì invece che coltivare velleità di analista politico infarcendo le sue storie di banalità e luoghi comuni. Il suo odierno articolo sulla terza vita di Mara Carfagna, da soubrette a più votata d'Italia, è uno di quei casi. Mara, dice l'Agnese, ha riportato un grande successo personale in Campania perché ci ha messo del suo, si è data da fare, ha adottato uno stile e un taglio consoni al ruolo, si è messa a studiare, non si è fatta scoraggiare né intimidire, ha resistito. Insomma se lo merita tutto quel consenso, e anche noi dovremo quasi quasi ringraziarla per aver ribaltato certi canoni estetici e prenderla a modello di tenacia femminile, gongola l'articolista.
La quale si sente informata perché ci informa che Mara si è rivolta per il suo look al parrucchiere delle divette e crede di dimostrarsi colta perché usa paroloni da manuale filosofico. Si dimentica però di far notare quello che davvero c'è dietro la "fenomenologia di Mara Carfagna": il senso del pubblico e il fiuto per il potere mediatico. Il tutto ovviamente targato Berlusconi, che ha trovato non a caso in Mara la sua pupilla. Perché sapete che cosa dimostra il successo di consensi di Mara a Napoli e dintorni?: che l'intuizione del Silvio nazionale era giusta, il pubblico vuole distrarsi e sognare, vuole belle immagini e sorrisi rassicuranti, e noi glieli diamo.


Non siamo per nulla sorpresi del successo di Mara, anzi ce lo aspettavamo. E' solo la conferma di ciò che fin da subito avevamo intuito: che la politica diventa sempre più uno spettacolo, una passerella di belle forme, il supermercato dell'apparenza. E poi certo, Silvio non è uno stolto e Mara nemmeno, entrambi non amano le brutte figure (non si addicono all'estetica) e sanno quindi che la celebrità richiede impegno. Dopotutto anche le modelle se vogliono rimanere sulla cresta dell'onda a lungo devono sottoporsi a impegni e sacrifici.
Ora Mara ha avuto la sua consacrazione dal basso, o almeno così andrà a dire. E vorrà spenderla per la sua carriera politica futura, con o senza Berlusconi. Non c'è nulla di nuovo, tutto era già prevedibile. Solo la Maria Agnese non se ne era accorta. Forse era troppo assorta a commentare le sue novelle di gossip televisivo. Ma anche lei si adatta ai nuovi tempi, e senza pudori né imbarazzi passa dai retroscena televisivi alle passerelle della politica. 
Il ministro, dopotutto, insegna.
Costanza Alpina