martedì 30 marzo 2010

Lo "stupro" di Torino




Una buona fetta d'Italia ha votato, e anche questa volta il voto si presta a mille analisi e riflessioni. Personalmente il commento più amaro l'ha rilasciato Fabrizio Cicchitto, capogruppo PdL alla Camera: 

La vittoria di Torino è clamorosa. Politicamente parlando "uno stupro". La caduta della città dell'intellighenzia azionista e comunista segna definitivamente il cambio dell'egemonia culturale del Paese.
La regione di Gramsci, Gobetti e Bobbio è andata a un leghista. Certo, non che la Bresso potesse rivaleggiare con certi antenati conterranei, ma è certamente significativa l'ascesa in quella terra sobria e operosa dell'uomo del popolo, le cui prime parole da governatore sono contro gli immigrati che portano via il lavoro "alla nostra gente".
Può poi succedere, e ce lo auguriamo di cuore, che i leghisti governino meglio di quanto parlino. E allora alla fine ciò che fa più male tornano ad essere le parole di quel Cicchitto, quel tono di sprezzo e distanza da una tradizione di pensiero e di ideali che gli uomini della nuova "egemonia culturale" sentono avversaria, ostile, diversa. Forti della loro arroganza non si sognano di rendere umile tributo, pur nella differenza, a italiani di pensiero e coraggio che sono studiati e ammirati nel mondo per l'acutezza delle loro idee e il rigore  del loro agire. No, meglio additarli come poveri comunisti a cui contrapporre la nuova cultura del fare e dell'apparire.   Forse Cicchitto e gli altri non sanno che quell'espressione di cui vanno così fieri e che da anni ripetono senza attuare, la nuova "rivoluzione liberale", viene proprio da quel Gobetti torinese a cui contrappongono ora il nuovo Cota. E anche se lo sanno, cosa mai se ne fanno. Il nuovo mondo non ha bisogno di cultura né di ricordo. Basta il telecomando.
Costanza Alpina 





lunedì 29 marzo 2010

Donne e disponibilità

Si era lamentata della candidatura al consiglio regionale lombardo dell'igienista dentale di Berlusconi, nonché prosperosa e appariscente soubrette televisiva. Aveva lamentato l'assenza di meritocrazia nella scelta dei candidati, l'arbitrio delle candidature, la trascuratezza dei criteri di impegno e militanza prolungati nel tempo, la discriminazione femminile a favore di poche (superdotate?).
Aveva anche fatto sperare: finalmente qualcuno all'interno del partito dice le cose come stanno ed esprime malessere.
E poi cosa succede? Succede che la medesima Sara Giudice, 24 anni, militante PdL e consigliere di zona a Milano, si fa immortalare nel giorno delle elezioni a braccetto con Berlusconi, mentre esce dal seggio elettorale in cui ha votato e in cui la brunetta prestava servizio come rappresentante di lista.
Un atteggiamento di rilassatezza e confidenza che suggerisce la disponibilità a farsi accompagnare, a farsi notare come particolarmente vicina al gran capo, a farsi additare come un'eletta privilegiata. Al pari delle tante che il Premier ha condotto per mano tra i giardini delle sue ville e poi ha candidato, o almeno ha tentato. Un modo di fare e atteggiarsi che è l'esatto contrario della professionalità.
Il lupo, certo, perde il pelo ma non il vizio. Ma avrà vita facile finché troverà aspiranti prede. Forse allora la Giudice sarà la prossima candidata, ... e il suo iniziale lamento?
Solo una questione di rivalità tra cortigiane.
Costanza Alpina

domenica 21 marzo 2010

Taumaturgia biopolitica

Ho assistito via web ad alcuni momenti dell'odierna manifestazione elettorale del PDL a Roma. Sono stati solo alcuni attimi ma penso di aver colto quelli giusti. Quello ad esempio in cui Bossi spiega il motivo della sua amicizia e lealtà verso Berlusconi: perchè in Europa si è opposto alla pedofilia (momento non specificato ulteriromente.. il nesso infatti mi sfugge) e alla famiglia trasversale (forse quella degli altri? anche qui nebbia ... padana).
Ma poi una chicca è arrivata alla fine del comizio di Berlusconi. Il momento in cui il Cavaliere ha gridato alla folla riunita di votare per lui e i suoi perchè... vogliono sconfiggere il cancro, sì, un male che affligge migliaia di Italiani e che loro vogliono debellare.
E' stato un attimo, il tempo di una frase, probabilmente venuta a getto. La folla ha reagito tiepida, senza esultare, probabilmente perché sorpresa dalla grossa e pesante parola. Voleva essere una benigna promessa di felicità, ma poi forse l'oratore si è accorto che il pensiero era troppo tetro per una "festa di popolo",  e ha cambiato registro procedendo con il resto delle promesse. Forse ai più sarà passato inosservato, eppure a me suona strabiliante. 
La lotta al cancro vi sembra un provvedimento da programma elettorale? al pari di un consorzio agricolo o un progetto ferroviario o una privatizzazione? c'è qualcuno che è contrario? forse che Bersani e Vendola sono pro-metastasi?
Eppure non è solo una butade, o una battuta. Quella frase buttata lì probabilmente senza avvertire il ghost writer è sintomatica.
Perchè mostra che, se la biopolitica è il nuovo confine della politica moderna, Berlusconi vuole essere il taumaturgo, l'elargitore di miracoli, il guaritore delle anime. Sul corpo si è spostato il nuovo miracolo italiano, e anche lì il Cavaliere vuole essere il primo, il più amato. La promessa naturalmente è ridicola, soprattutto se poi i conti pubblici non prevedono aiuti alla ricerca medica e universitaria. Però per un attimo, per quanto fugace, fa brillare una speranza, una rassicurazione, l'umanità di un animo buono. Perché i più indifesi, o i più ignoranti, non dovrebbero credergli?
Costanza Alpina

mercoledì 10 marzo 2010

Libera informazione in libero Stato

Intervista nel giorno dell'8 marzo.
La Carfagna se le suona e se le canta.
E' tutto un susseguirsi di elogi e autoelogi, sorrisetti di finta modestia e frasi di retorico zelo. 
"Spero di non avere mai un rimorso", ero "secchiona" e lo sono rimasta, scrupolosa e attenta, mi piace fare le cose per bene, "Con me al governo le donne sono più forti", "Berlusconi scegliendomi ha mostrato coraggio", "Abbiamo fatto tanti, tantissimo", "Sono fiera di aver fatto questo e contenta di aver introdotto quest'altro", il mio papà di qua e il mio fratellino di là, e così via in una melassa celebrativa da rotocalco kitsch.
Quando poi non è lei a osare tanto, gliele canta la giornalista. Ma ministro com'è bella, e modesta per di più; lei è un jet che va per la sua strada, incurante degli sgambetti e pronta a immolarsi per il nostro bene, ma ci ricordi suvvia ancora una volta cosa ha fatto di tanto notevole per noi donne, e poi ci racconti di lei, della sua famigliola mulino bianco, di come era da bimba e di cosa è rimasto nel ministro di quella bimba cosicchè possiamo sentirci tutti ancora più rassicurati.
Domande più adatte a Vanity Fair e a Gente che a un quotidiano di informazione nazionale. E poi trattandosi di un Ministro di una Repubblica, e non di una starletta dell'ultimo reality, perchè non una domanda seria, vera, o magari scomoda: ad esempio perchè il Ministro delle Pari Opportunità tace quando la sua parte politica banalizza e volgarizza l'immagine della donna? perchè proprio lei ha taciuto quando Rosy Bindi è stata attaccatta pubblicamente dal primo ministro per la sua immagine estetica? cosa ne pensa delle ultime veline in lista? o com'è possibile che nella sua Campania, nella lista di cui lei è a capo, sia stato inserito all'ultimo momento e di nascosto un candidato non gradito (e di cui adesso dicono di voler respingere i voti... non è assurdo?).
Ah ma scusate. L'intervistarice era de Il Giornale.
Libera informazione in libero Stato.
Costanza Alpina 

sabato 6 marzo 2010

Cosa direbbe Carl Schmitt?

Pasticcio liste chiama, governo compatto risponde.
Cosa ci insegna questo decreto interpretativo?
In realtà niente, niente di nuovo almeno. Solo ci conferma che dopo più di duemila anni la storia si ripete, ed è sempre quella: ossia che la tensione tra potere politico e diritto, forza e legge è sempre lì, dietro l'angolo, pronta a scoppiare. A dirla così sembra una questione teorica piana e affascinante, che da lungo tempo interpella intellettuali e filosofi. Peccato solo che quando l'equilibrio tra le due istanze si rompe a favore della forza, allora le consequenze sono molto concrete, molto reali, e solitamente poco piacevoli. Basterebbe chiederlo agli abitanti dell'isola di Melo raccontati secoli fa dallo storico greco Tucidide -- se solo fossero sopravvissuti al massacro dei loro avversari più forti.
Il massacro in Italia non sarà probabilmente quello fisico delle guerra. Sarà quello soft, languido e molle del decoro e della decenza. Perchè da oggi abbiamo un modo in più per sapere che la legge è un po' meno uguale per tutti, le interpretazioni un po' più condiscendenti per i compari, e che il potere dei forti trova sempre buoni motivi (il diritto di voto, la rappresentanza democratica, l'equità...) per allargarsi.
Sarà un caso che negli ultimi tempi, anche in libreria, sembra tornato di moda Carl Schmitt?
Costanza Alpina

giovedì 4 marzo 2010

Italia oggi

Il più grande partito italiano, che detiene in mano le redini del comando nazionale, si dimostra incapace perfino di leggere i regolamenti e di presentare liste coi timbri a posto. Il premier grida al golpe, e intanto fa ostruzionismo al tribunale di Milano scegliendo accuratamente le date in cui stabilire il consiglio dei ministri. In senato si applaude agli arrestati, le inchieste su corruzione e favoritismi ormai nemmeno più si contano, la tv è imbavagliata per la campagna elettorale, tranne quando si confondono la prescrizione con l'assoluzione (vedi Mills e il TG1). La UE ci bacchetta per la nostra incapacità a gestire i rifiuti come si deve, il nostro bene più prezioso, cioè il paesaggio, è minacciato da abusivismo, inquinamento e incuria. Appena piove c'è il rischio di inondazioni o frane (vedi Messina). Balotelli, che potrebbe diventare, se fosse furbo, un modello positivo di integrazione, preferisce fare bisboccia con Corona, il peggio del nazionalpopolare. 
La notizia migliore della giornata è l'annuncio della rimozione di un "tumore gigantesco" dallo stomaco di un malato  mediante tecniche chirurgiche innovative che aprono nuove prospettive di intervento. Complimenti a quei medici di Milano e auguri per il degente.
Il resto è un misto di incubo e schifo.
Costanza Alpina