martedì 3 febbraio 2009

Papa

Spiace dover continuamente ricorrere al confronto con l’estero. Ma si è quasi costretti visto che nella nostra Penisola il silenzio su questioni basilari si accompagna a un cicaleccio scomposto sulle questioni futili. Così alla notizia della revoca della scomunica ai lefebvriani, tra i quali figura un vescovo negazionista inglese, sarebbe piaciuto sentir provenire da voci italiane le stesse critiche, accorate, lucide e vibranti di sconcerto, che sono risuonate in Germania. Dove, ad esempio, uno dei principali settimanali tedeschi, Der Spiegel, non ha avuto tema di mettere in copertina un titolone che denuncia “l’estraneità” dell’attuale Papa dai problemi degli uomini; oppure dove un conservatore cattolico con le C maiuscole come l’ex presidente generale della CDU, uno dei partiti più tradizionalisti della Repubblica Federale, lamenta senza mezzi termini una politica papale dogmatica che incrina il dialogo interreligioso e rimane impermeabile al dolore degli essere umani. Per arrivare poi alla cancelliera Merkel, che con la consueta sobrietà invita il connazionale Benedetto XVI a chiarire meglio le proprie posizioni verso il vescovo e sollecita un netto rifiuto di ogni negazione o relativizzazione della Shoa.
Da noi invece della questione si sono interessati solo gli ebrei. Come se a tutti gli altri non riguardasse. Troppo intenti a cercare di dimostrare che in un modo o nell’altro il Papa deve sempre avere ragione.
Costanza.

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