sabato 20 novembre 2010

La "sceneggiata" Carfagna

Sono questi i giorni, le ore in cui si sta consumando la "sceneggiata Carfagna".


Al momento pare confermato: la ministra voterà la fiducia al suo governo a metà dicembre e poi girerà i tacchi per andarsene. Dal ministero, dal Parlamento e dal partito.
I motivi, dice, sono tanti: si è sentita lasciata sola, vede intorno a lei troppi nemici e troppi attacchi meschini e volgari, non si riconosce più nel suo partito, e nemmeno Berlusconi pare ormai difenderla. In effetti interpellato a Lisbona dai giornalisti, ammette che la cosa non lo fa troppo penare, e chiude con un gelido "con la signora Carfagna finiamola qui".
E dunque signora Carfagna, come la mettiamo?


Devo dire che tante cose non mi tornano. Agli attacchi volgari e meschini la bella Mara dovrebbe già essere abituata. Proprio lei è stata in un passato non troppo remoto una delle più bersagliate e la sua intera avventura politica è stata costellata da battute, sospetti e insinuazioni.
Ha sempre reagito con il dire: vado avanti. 
Come mai adesso è diverso? Adesso che, poi, gli attacchi non sono nemmeno personali, e quindi, forse, più subdoli e dolorosi, ma "solo" politici. E dico "solo" non in senso riduttivo, ma circoscrivente. Perché ora gli attacchi riguardano la sfera professionale dell'interessata, il suo lavoro, la politica appunto. Semplicemente ci sono altri del suo partito e del suo territorio che la pensano diversamente su certe questioni (rifiuti, alleanze, candidati, tutto praticamente). Non entro nel merito per dire chi ha ragione. Constato solo che c'è una contrapposizione di visioni, sensibilità, strategie, forse interessi. E che cos'è questo se non pura politica?

In tutti questi anni di pubblica visibilità la ministra aveva ripetuto più e più volte che la politica è la grande passione della sua vita (che Berlusconi le ha fatto scoprire). Al contempo appena un mese fa, in un'intervista a La7, aveva  riconosciuto che la politica, per lei, non è totalizzante, è importante ma non a tal punto da occupare tutti gli ambiti dell'esistenza e del proprio essere.
E dunque, cos'è cambiato ora?
Dichiarazioni sgradite, un paio di sgambetti da colleghi (e colleghe, leggi Alessandra Mussolini) di partito, qualche -no- da ingoiare e un premier troppo circondato da problemi e grattacapi da poterla difendere: basta tutto questo per incrinare la grande passione, per causare una arrabbiatura tale da diventare assolutizzante e far perdere la nota moderazione? Basta tutto questo per farle lasciare tutto?


La cose sono fluide, e possono ancora esserci colpi di scena. E' presto anche per fare bilanci.
Mi limito solo a due osservazioni a freddo. La prima è che, se davvero la Carfagna porterà a termine il suo intento, non mi stupirei se dal giorno dopo diventasse l'eroina della sinistra, un simbolo di moralità politica sostenuto dagli stessi che l'avevano demonizzata, la paladina della buone coscienze e della serietà intellettuale, un modello di purezza che tanto piace ai sognatori d'opposizione. Sarebbe il peggiore dei trasformismi, non tanto per lei, che saprebbe certamente destreggiarsi, ma per ciò che rimane di un'opposizione allo sbando.

La seconda considerazione è una constatazione. In pochi avremmo immaginato che uno dei più fedeli, coccolati e avvantaggiati "soldati" del PdL berlusconiano avrebbe dato le dimissioni così di fretta. Ma a ben vedere non c'è da stupirsi troppo. E' solo l'ultima, mediaticamente eclatante conferma che Mara Carfagna non è un politico. Certo, è stata eletta, le sono state attribuite responsabilità di alto livello, ha preso molte preferenze nelle ultime elezioni regionali, ci rappresenta all'ONU e siede al tavolo dei bottoni del Paese.
Ma non è un politico.
Perché lei la politica l'ha conosciuta solo dall'alto, con un protettore potente, anzi onnipotente all'interno del suo partito, che l'ha scelta, voluta, posizionata; con consiglieri avveduti (Bocchino in primis) che le hanno aperto le strade e pianificato le strategie; con il luccicchio di un'autorità che le è stata regalata dall'oggi al domani, senza un perché.


La politica, Mara Carfagna, fin'ora l'ha conosciuta nel suo lato più appetibile: fatto di visibilità, rituali, etichette, potere.


Un potere tutto suo, in cui lei era la pupilla del capo e gli altri degli altri qualsiasi, lei era il Ministro e gli altri degli interlocutori, dei sottoposti, dei normali eletti o elettori, lei era quella che decideva e gli altri quelli che seguivano o si adattavano.


Forse questa è stata la prima, vera questione politica che è stata chiamata ad affrontare. Con nemici veri e tosti, su questioni di grande rilievo in cui si toccano interessi grossi (i rifiuti in Campania, avete presente?).


E lei cosa fa? Si dimette perché le sue richieste non sono state accolte.
Noi glielo avevamo già garbatamente suggerito nel nostro libretto quanto mai attuale: questa è la politica, bellezza.
Ora ci permettiamo ricordarglielo con una sfumatura diversa, perché nel frattempo anche noi, un pochino, a Mara ci siamo affezionati: benvenuta, bellezza, nel mondo fuori dal set.
Costanza Alpina

4 commenti:

  1. Cara Costanza Alpina, complimenti per la tua approfondita analisi che coindividiamo totalmente. Hai colpito nel segno anche questa volta confermando quanto hai con preveggenza scritto nel tuo pamphlet. Carfagna si sta rivelando per quello che è, vale a dire un personaggio costruito artificialmente che denota, con il suo atteggiamento stizzito, una totale mancanza dei fondamentali che solo un percorso politico vissuto giorno per giorno, con confronti anche aspri, e che lei ha del tutto ignorato, consente di costruire e consolidare. Potrà anche diventare sindaco di Napoli grazie a fenomeni emotivi che in campagna elettorale rischiano di prendere il sopravvento su argomenti di maggiore concretezza, ma le considerazioni fatte nella tua elegante analisi rimangono invariate. Luisa e Domenico Arturo

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  2. Cari Luisa e Domenico,
    grazie per le belle parole e per l'apprezzamento, che mi fa molto piacere.
    La situazione è ancora molto fluida, tutto può ancora succedere. Proprio il caso Carfagna dimostra che i maghi della comunicazione possono far miracoli. Quello che rischia di non cambiare è il senso di disagio e disaffezione per una politica lasciata in mano a una classe dirigente superficiale e infantile, quando non in mala fede.
    Spero di continuare ad avervi come lettori del mio blog e divulgatori delle intuizioni del mio libretto.
    Un saluto "alpino".

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  3. però, però...quanti maschi si sono mai dimessi spontaneamente da un incarico Ministeriale per ragioni politiche...almeno per questo si può concederle originalità; è un atteggiamento che i maghi della comunicazione non avevano previsto.
    e se un domani sparisse dalla scena politica? si dovrà sempre riconoscerle che c'è della genuinità nel personaggio. in fondo non è quello che tutti vorremmo da chi fa politica? prestarsi alla politica e poi tornare da dove si è venuti. invece siamo ci abituati a sopportare i morti viventi. ciao Chiara

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  4. Ciao Chiara,
    grazie del tuo intervento!
    Mah.. che il personaggio sia originale non c'è dubbio, ma appunto è un personaggio, per questo è stato scelto e costruito. La Carfagna (e chi la consiglia) è la prima a essere un "mago della comunicazione".
    La sua passione per la politica è certamente genuina, ma non so se stata una salvezza più per noi o più per lei...
    E quanto al vederla tornare da dove è venuta... aspettiamo a dirlo. Tanto è vero che le sue minacciate dimissioni sono state adesso prontamente ritirate...
    Spero di risentirti, per ora un saluto "alpino".
    Costanza Alpina

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