Ma poi una chicca è arrivata alla fine del comizio di Berlusconi. Il momento in cui il Cavaliere ha gridato alla folla riunita di votare per lui e i suoi perchè... vogliono sconfiggere il cancro, sì, un male che affligge migliaia di Italiani e che loro vogliono debellare.
E' stato un attimo, il tempo di una frase, probabilmente venuta a getto. La folla ha reagito tiepida, senza esultare, probabilmente perché sorpresa dalla grossa e pesante parola. Voleva essere una benigna promessa di felicità, ma poi forse l'oratore si è accorto che il pensiero era troppo tetro per una "festa di popolo", e ha cambiato registro procedendo con il resto delle promesse. Forse ai più sarà passato inosservato, eppure a me suona strabiliante.
La lotta al cancro vi sembra un provvedimento da programma elettorale? al pari di un consorzio agricolo o un progetto ferroviario o una privatizzazione? c'è qualcuno che è contrario? forse che Bersani e Vendola sono pro-metastasi?
Eppure non è solo una butade, o una battuta. Quella frase buttata lì probabilmente senza avvertire il ghost writer è sintomatica.
Perchè mostra che, se la biopolitica è il nuovo confine della politica moderna, Berlusconi vuole essere il taumaturgo, l'elargitore di miracoli, il guaritore delle anime. Sul corpo si è spostato il nuovo miracolo italiano, e anche lì il Cavaliere vuole essere il primo, il più amato. La promessa naturalmente è ridicola, soprattutto se poi i conti pubblici non prevedono aiuti alla ricerca medica e universitaria. Però per un attimo, per quanto fugace, fa brillare una speranza, una rassicurazione, l'umanità di un animo buono. Perché i più indifesi, o i più ignoranti, non dovrebbero credergli?
Costanza Alpina
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