Cosa ci insegna questo decreto interpretativo?
In realtà niente, niente di nuovo almeno. Solo ci conferma che dopo più di duemila anni la storia si ripete, ed è sempre quella: ossia che la tensione tra potere politico e diritto, forza e legge è sempre lì, dietro l'angolo, pronta a scoppiare. A dirla così sembra una questione teorica piana e affascinante, che da lungo tempo interpella intellettuali e filosofi. Peccato solo che quando l'equilibrio tra le due istanze si rompe a favore della forza, allora le consequenze sono molto concrete, molto reali, e solitamente poco piacevoli. Basterebbe chiederlo agli abitanti dell'isola di Melo raccontati secoli fa dallo storico greco Tucidide -- se solo fossero sopravvissuti al massacro dei loro avversari più forti.
Il massacro in Italia non sarà probabilmente quello fisico delle guerra. Sarà quello soft, languido e molle del decoro e della decenza. Perchè da oggi abbiamo un modo in più per sapere che la legge è un po' meno uguale per tutti, le interpretazioni un po' più condiscendenti per i compari, e che il potere dei forti trova sempre buoni motivi (il diritto di voto, la rappresentanza democratica, l'equità...) per allargarsi.
Sarà un caso che negli ultimi tempi, anche in libreria, sembra tornato di moda Carl Schmitt?
Costanza Alpina
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