L'offerta è interessante, non si può rifiutare.
Quindi si viaggia con il treno notte.
Luglio 2010. Tratto Bologna-Monaco di Baviera.
Tutto qui niente di speciale. Un normale viaggio sulle rotaie dell'Europa.
Solo che il treno delle Ferrovie dello Stato è stato preso d'assalto dai giapponesi. Ce n'è un vagone pieno, e tutti parlano la stessa lingua incomprensibile, ti guardano con le stesse facce tra l'ironico e l'imbambolato. E vabbé.
Arrivo al mio scompartimento ed è pieno, naturalmente, di giapponesi dai capelli scuri e occhiali spessi. Tranne un posto, quello dirimpetto al mio.
Il vecchietto che lo occupa (scopro poi che arriva da Reggio Calabria, e viaggia 24 ore di filato) è addormentato e per star più comodo ha adagiato, pover'uomo, le sue calze color caffellatte sul mio sedile. Sono costretta a svegliarlo, lui ritira i piedi. Rimane solo l'odore.
Poi il viaggio, con 25 minuti di ritardo, ha inizio.
I sedili ti avvolgono con il loro rivestimento peloso. Le gambe non si possono stendere perché incontrano le ginocchia del vicino.
Gli odori si confondono: il sudore dell'estate, le calze del vecchietto, gli infradito dei giapponesi.
L'aria condizionata manca, quindi si deve tenere il finestrino giù. Il rumore di ferraglia delle rotaie penetra con prepotenza nello scompartimento, e con esso l'odore di letame della campagna.
Il viaggio è ancora lungo. Bisogna aspettare di arrivare sulle Alpi per trovare un po' di pace e un po' di aria fresca.
Ma gli odori in gran parte restano.
Ogni tanto mi sveglio dall'assopimento temporaneo in cui sono cascata, e nella penombra della luna mi chiedo: ma è un treno europeo del 2010 o un carro per il trasposto merci e bestiame degli anni Cinquanta?
Costanza Alpina
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