In questi giorni scorrono davanti ai nostri occhi immagini che siamo abituati ad attribuire a Paesi lontani e dimenticati: macerie, morti, feriti sanguinanti, sfollati, grida di disperazione. E invece tutto questo capita a casa nostra, nel mezzo della nostra bella Penisola, in Abruzzo.
La generosità del popolo italiano non si è fatta attendere, subito sono scattati gli aiuti e le offerte. I soccorsi sono celeri, i volontari tanti e instancabili. Dall'estero arriva la solidarietà. Anche il nostro governo si sta muovendo con prontezza e attenzione. E in particolare il nostro Primo Ministro, smesso il sorriso del simpaticone, è molto presente, solerte, vigile. E' già volato tre volte sulle terre martoriate dal terremoto, e se necessario, fa sapere, ci andrà ogni giorno. Informa e si informa, comunica, sosserva, spiega, incita, prospetta, abbraccia e rassicura. Bertolaso, delegato alle emergenze nazionali, ancora quasi non lo si è sentito. Al posto suo é il Silvio nazionale che dà conto dei morti, dei dispersi, dei soccorsi. Usa un "noi" che non lascia spazio a dubbi: "stiamo facendo tutto quanto umanamente possibile...", "stiamo scavando...", "stiamo costruendo le tendopoli...", "stiamo distribuendo...", "stiamo salvando...". Come se lui per primo, posata la cravatta a pois, fosse lì con pala e funi a cercare i superstiti e portare la salvezza.
Naturalmente, in senso simbolico è anche un po' così, visto il suo ruolo di comando e responsabilità, ed è anche il suo dovere. Certo il fare, lo sappiamo, non lo spaventa. E poi, da buon italiano, anche lui manifesta le doti migliori nel momento del bisogno, dell'emergenza. Gli italiani gli sapranno essere grati. E poi, adesso che ci pensiamo, la campagna elettorale è già iniziata, e lui sarà il capolista trascinatore di voti e di entusiasmi. In fondo alle macerie di questa Italia sconquassata ora anche dal terremoto, eventi di questo tipo (come insegna anche il precedente di Schröder in Germania in seguito all'allagamento dell'Elba nel 2002), se ben calibrati possono avere conseguenze politiche tutt'altro che dannose.
Costanza
La generosità del popolo italiano non si è fatta attendere, subito sono scattati gli aiuti e le offerte. I soccorsi sono celeri, i volontari tanti e instancabili. Dall'estero arriva la solidarietà. Anche il nostro governo si sta muovendo con prontezza e attenzione. E in particolare il nostro Primo Ministro, smesso il sorriso del simpaticone, è molto presente, solerte, vigile. E' già volato tre volte sulle terre martoriate dal terremoto, e se necessario, fa sapere, ci andrà ogni giorno. Informa e si informa, comunica, sosserva, spiega, incita, prospetta, abbraccia e rassicura. Bertolaso, delegato alle emergenze nazionali, ancora quasi non lo si è sentito. Al posto suo é il Silvio nazionale che dà conto dei morti, dei dispersi, dei soccorsi. Usa un "noi" che non lascia spazio a dubbi: "stiamo facendo tutto quanto umanamente possibile...", "stiamo scavando...", "stiamo costruendo le tendopoli...", "stiamo distribuendo...", "stiamo salvando...". Come se lui per primo, posata la cravatta a pois, fosse lì con pala e funi a cercare i superstiti e portare la salvezza.
Naturalmente, in senso simbolico è anche un po' così, visto il suo ruolo di comando e responsabilità, ed è anche il suo dovere. Certo il fare, lo sappiamo, non lo spaventa. E poi, da buon italiano, anche lui manifesta le doti migliori nel momento del bisogno, dell'emergenza. Gli italiani gli sapranno essere grati. E poi, adesso che ci pensiamo, la campagna elettorale è già iniziata, e lui sarà il capolista trascinatore di voti e di entusiasmi. In fondo alle macerie di questa Italia sconquassata ora anche dal terremoto, eventi di questo tipo (come insegna anche il precedente di Schröder in Germania in seguito all'allagamento dell'Elba nel 2002), se ben calibrati possono avere conseguenze politiche tutt'altro che dannose.
Costanza
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