In Italia tutto è un buon motivo per litigare, discutere, accusarsi.
E meno male che siamo in un'era post-ideologica (o almeno così si dice).
Da noi tutto diventa un ottimo pretesto per dire di no in nome di sacri motivi di principio. In nome di ideologie da cui non ci siamo mai emancipati. Forse perchè mai veramente vi abbiamo fatto i conti.
Accusare l'altro delle sue mancanze o cattive azioni è più facili che scontare le proprie, dopotutto.
Dall'intitolazione delle strade al rifiuto degli Ambrogini. Dal caso (ridicolo se non fosse deplorevole) della vigilanza Rai all'ostruzionismo sulla concessione delle cittadinanze onorarie. Tutto va bene per fare un dispetto politico, per dire "te la faccio vedere", per gridare "visto che tu...allora io...".
A volte manca il buon gusto, altre volte il pragmatismo.
Sempre più spesso manca il buon senso, e il senso del decoro.
Fa bene lo storico Christopher Duggan nel suo ultimo libro "La forza del destino. Storia dl'Italia dal 1796 a oggi" (Laterza 2008 28,00 e) a chiederci se l'Italia è davvero una Nazione. All'avvicinarsi dell'anniversario del 2011, in cui celebreremo i 150 di fondazione dell'unitario Stato italiano, c'è il rischio che ancora ci si chieda "Che cosa si celebra?" e che al nostro scomposto, iroso chiacchiericcio ancora non corrisponda una reale coscienza nazionale, ossia la consapevolezza di interessi e valori condivisi e validi indipendentemente dall'avvicendarsi di personalità e governi.
Costanza
E meno male che siamo in un'era post-ideologica (o almeno così si dice).
Da noi tutto diventa un ottimo pretesto per dire di no in nome di sacri motivi di principio. In nome di ideologie da cui non ci siamo mai emancipati. Forse perchè mai veramente vi abbiamo fatto i conti.
Accusare l'altro delle sue mancanze o cattive azioni è più facili che scontare le proprie, dopotutto.
Dall'intitolazione delle strade al rifiuto degli Ambrogini. Dal caso (ridicolo se non fosse deplorevole) della vigilanza Rai all'ostruzionismo sulla concessione delle cittadinanze onorarie. Tutto va bene per fare un dispetto politico, per dire "te la faccio vedere", per gridare "visto che tu...allora io...".
A volte manca il buon gusto, altre volte il pragmatismo.
Sempre più spesso manca il buon senso, e il senso del decoro.
Fa bene lo storico Christopher Duggan nel suo ultimo libro "La forza del destino. Storia dl'Italia dal 1796 a oggi" (Laterza 2008 28,00 e) a chiederci se l'Italia è davvero una Nazione. All'avvicinarsi dell'anniversario del 2011, in cui celebreremo i 150 di fondazione dell'unitario Stato italiano, c'è il rischio che ancora ci si chieda "Che cosa si celebra?" e che al nostro scomposto, iroso chiacchiericcio ancora non corrisponda una reale coscienza nazionale, ossia la consapevolezza di interessi e valori condivisi e validi indipendentemente dall'avvicendarsi di personalità e governi.
Costanza
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